Il Tour de Ski…e le sue leggi

Virginia De Martin Topranin during the ladies'  FIS Tour de ski cross-country skiing 10km mass start classic race on the lago di Tesero track in Val di Fiemme January 9, 2016.

Il Tour de Ski è una delle più impegnative ed entusiasmanti esperienze della stagione: otto gare in dieci giorni, quattro luoghi diversi, attraverso tre paesi, che culmina con la terribile rampa del Cermis. Che per noi si traduce in un frenetico mix di competizioni, viaggi, riunioni pregara, pranzi al catering e barrette energetiche, lettino del fisioterapista, corsette defaticanti, emozioni forti da archiviare subito in vista di quelle successive. Il Tour de Ski è un’esperienza pazzesca: quando al mattino ti svegli e senti le tue gambe pesanti, la schiena dolorante, il fisico affaticato, provi al tempo stesso sconforto e fierezza. Ti senti un po’ come un eroe moderno…e chi arriva in cima al Cermis un po’ eroe lo è davvero. E anche un po’ insano.
Ho avuto bisogno di un po’ di tempo per riprendermi e metabolizzare l’evento. Innanzitutto riposarmi: durante il tour l’eccitazione e l’adrenalina sono state alte e molto spesso non mi hanno permesso un sonno profondo durante la notte. Lo stesso è stato ancora per un paio di notti a casa: mi trovavo completamente sveglia a rivivere i momenti vissuti durante il tour. Poi però la stanchezza si è fatta sentire tutta insieme e dormire è diventato il bisogno primario!
E poi metabolizzare l’evento: i dieci giorni del Tour de Ski sono stati così densi di esperienze e così frenetici che non ho avuto il tempo di capire cosa stesse succedendo. Così mi sono presa il tempo per realizzare cosa avessi vissuto, il tempo per condividere le emozioni e per analizzare le prestazioni. E anche per scrivere questo resoconto: le leggi che bisogna tacitamente rispettare per stare al gioco di questa gara a tappe e gli insegnamenti che ancora una volta mi ha regalato questa prova dura e stimolante.

  • La legge della relatività. La percezione delle sensazioni cambia con l’avanzare del Tour: quelle che all’inizio giudicheresti delle gambe pesanti, dopo qualche tappa possono diventare una sensazione piuttosto buona per gareggiare. Anzi, ti scopri a tirare fuori energie che non pensavi nemmeno di avere e magari a fare le tue migliori performance dopo una settimana di gare e viaggi…è incredibile la capacità di adattamento del fisico umano!
  • La legge della sopravvivenza. Al Tour de Ski c’è un numero piuttosto alto di partenti, ma già dopo le prime tappe, cominciano a vedersi i ritiri. E il fenomeno va aumentando, tant’è che in cima all’ultima rampa attraversano il traguardo stremati solo in pochi. L’istinto di sopravvivenza si traduce in una puntigliosa, maniacale professionalità: fin dalle prime tappe è fondamentale idratarsi, nutrirsi e riposare il più possibile per accumulare meno stanchezza possibile. È per questo che durante il Tour noi atleti diventiamo borraccia-barrette-integratori dipendenti, mentre ogni secondo è buono per stendersi con le gambe appoggiate in alto per recuperare…e al tempo stesso, le corsette defaticanti dopo i viaggi sono irrinunciabili! Inoltre diventa fondamentale proteggersi dal freddo e dalla pioggia per non rischiare uno stop causa malattia.
  • Step by step. Il modo per completare al meglio un tour di otto gare è…fare al meglio una gara dopo l’altra! Semplice, no?!? Il giorno della prima tappa del Tour mi sono trovata a realizzare quanto sarebbe stato lungo e faticoso: avevo davanti a me dieci giorni con otto competizioni e la rampa del Cermis in lontananza non era un bel miraggio…accidenti, come faccio?!? Poi ho capito che dovevo cambiare tattica mentale: affrontare una gara alla volta, come fosse l’unica e focalizzando tutta la mia attenzione su quella prova. Non potevo permettermi di sprecare energie preoccupandomi delle tappe successive…e neanche rimuginando troppo su quelle trascorse! Perciò il mio processo mentale durante il Tour è diventato molto rapido: preparazione alla gara, competizione, rapida analisi e subito focus sulla successiva.
  • Il valore del team. Niente di tutto ciò che è accaduto sarebbe stato possibile senza la squadra. Senza gli sci incredibilmente veloci preparati dai nostri ski men…ma anche senza la battuta e il sorriso con i quali ci accoglievano negli ski room. Senza la fiducia e l’incoraggiamento del nostro allenatore Pier, senza le cure del fisio Einar e dei medici, senza il colore, le risate e le parole di ognuno dei componenti!
  • I miglioramenti non sono lineari. Succede che…da un giorno all’altro ti trovi catapultato in una dimensione che prima vedevi da lontano, ma per la quale ti eri preparato duramente. Quello che fino ad una settimana prima era impossibile, ora è alla tua portata e, anzi, sei pronto a spostare l’asticella più in alto. È come se avessi fatto un salto di un gradino, più che un passo avanti. Mi rendo conto di non aver dimostrato ancora niente, ma questo Tour è per me un punto di partenza: ho posto il primo mattone per una crescita. Questo Tour mi ha insegnato che impegnarsi e lavorare duro è fondamentale…ma lo è ancor di più legare quell’impegno a degli obiettivi e a degli scopi.

…e infatti ora è il momento di nuovi obiettivi da raggiungere e nuove esperienze da vivere!

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