2019, i buoni propositi: rispetto

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Un breve resoconto dell’anno appena trascorso e i buoni propositi per quello nuovo: qualche riflessione sul rispetto e sulla volontà di sostituire la paura con la curiosità.

Saranno stati gli impegni, sarà stata l’assenza di argomenti veramente interessanti da condividere, sarà stata la mancanza di quel silenzio mentale utile per scrivere, ma sono trascorsi diversi mesi dal mio ultimo post. L’approcciarsi della fine dell’anno, però, provoca in me come di consueto il bisogno imprescindibile di fare un bilancio, di tirare le somme e anche fare dei buoni propositi. Bisogno sciocco e immotivato, me ne rendo conto, in quanto le nostre vite non sono divise in compartimenti stagni di 365 giorni, ma mi abbandono impudicamente a questa semplificazione e ne approfitto per mettere un po’ d’ordine nella mia testa e anche per condividere qualche riflessione.

Non posso dire che il 2018 sia stato un anno facile per me. Certo, la mia affermazione va contestualizzata, in quanto non ho dovuto affrontare guerra, fame, perdite personali importanti e mi sento comunque privilegiata e fortunata per la vita che conduco. Però, troppo spesso mi sono sentita scollegata, fuori posto, estranea, scomoda, come se fossi sempre seduta nella sala d’attesa. Troppo spesso ho percepito una profonda cesura tra chi sono e quello che faccio. Soprattutto nella prima parte dell’anno, mi sono trovata spesso a vagare nella nebbia, in cui ogni segnale mi pareva quello giusto, ogni strada quella definitiva, per poi trovarmi a girare in tondo e ripercorrere i miei passi.

Sono stata abbastanza fortunata da avere avuto accanto delle persone che, sfidando la mia quasi impenetrabile corazza, mi abbiano ascoltata, mi abbiano ricordato di guardare le cose in prospettiva e mi abbiano consigliato dei professionisti a cui rivolgermi. Grazie a loro le cose sono sicuramente migliorate, ma non posso dire di aver risolto i problemi più profondi…insomma, sono ancora work in progress (che poi, si finisce mai di costruire, distruggere, ricostruire noi stessi?!?)

Nonostante il clima di insicurezza interiore, ho avuto la possibilità di intraprendere (e la prontezza di cogliere) nuove opportunità e progetti, che mi hanno portata ancora una volta a viaggiare e conoscere nuove persone e culture. Quest’anno ho potuto conoscere più da vicino il mondo della WADA (World Anti Doping Agency): a stagione non ancora conclusa ho preso parte ad un simposio a Losanna, mentre a giugno sono volata in Canada per il primo WADA’s Global Athlete Forum. Un mondo complesso e frammentato quello dell’agenzia antidoping, ma che mi ha permesso di capire più a fondo una parte fondamentale dello sport e mi ha portata a conoscere persone incredibili.

È proseguita anche quest’anno la mia attività come rappresentante degli atleti presso la FIS (Federazione Internazionale di Sci), con nuove iniziative, tante tante idee fresche, lo stesso staff stacanovista e qualche piccolo risultato messo in atto.

L’esperienza tra tutte più significativa è stata la partecipazione al seminario internazionale “The Ski Leaders of Tomorrow”, tenutosi a Oslo a settembre ed organizzato dalla federazione di sci norvegese. Il progetto, diretto unicamente al femminile, è volto alla formazione di 25 allenatrici d’elite e sport managers, attraverso un programma triennale in cui alle partecipanti viene affiancato un mentore. Sono rientrata estremamente arricchita dall’esperienza, per la qualità delle conoscenze e amicizie strette, ma anche per gli interventi tenutisi durante il seminario.

In particolare, la conferenza di Pellegrino Riccardi è stata uno spunto di riflessione importante. Questo personaggio interessante di origini italiane, che si definisce global keynote speaker e change-maker, ha in particolare posto l’attenzione sulla parola rispetto. L’etimologia del termine è da ricondursi al latino respicere, che si traduce in “guardare di nuovo”. Quando guardiamo di nuovo, ovvero osserviamo attentamente, siamo in grado di cogliere sfumature che di primo acchito ci erano sfuggite. In particolare, cercare di capire la prospettiva altrui ci rende più attenti, più consapevoli ed ingaggia in noi empatia e comprensione. Rispettare ci costringe a metterci nei panni di chi abbiamo davanti e guardare il mondo con i bagagli altrui di esperienze, emozioni, vissuto. 

Semplice?!? No, affatto. Semplice è rispettare chi è simile a noi. Ma rispettare non significa concordare o avere la stessa idea. Al contrario, ci permette di comprendere chi ha un’idea diametralmente opposta rispetto alla nostra o addirittura chi pensa, dice o fa qualcosa che aborriamo e dargli la possibilità di espressione, così come ce l’abbiamo noi.

A costo di risultare tediosa e moralista, ho deciso che il mio buon proposito per l’anno nuovo sarà agire con più rispetto e tolleranza. Anzi, sostituire la paura per ciò che non conosco con la curiosità. Buon 2019!

 

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