Si è fatta un po’ desiderare, ma alla fine anche questa estate sembra essere arrivata. Dopo due mesi di allenamento, di fieno in cascina ne abbiamo già messo un po’: le settimane di carico e scarico si sono susseguite rapidamente, come gli up and downs della condizione. Le novità portate dalla nuova stagione di preparazione si sono sedimentate, diventando routine e permettendo di concentrarci al meglio sull’allenamento.
Come ogni anno, quest’estate mi ha già condotta spessissimo via da casa, un raduno dopo l’altro. Ma c’è una novità, perché ho ricevuto un invito che, oltre a portarmi via da casa, mi porterà anche lontano: mi è stato proposto di partecipare ad un camp con la nazionale statunitense in Alaska! …sì, esatto, proprio in Alaska, ed in particolare ad Anchorage! La mia prima reazione, sull’onda dell’entusiasmo, è stata quella di prenotare immediatamente il volo…ma, prima di accettare, ho dovuto soppesare la cosa e non nego che qualche dubbio l’abbia avuto.
Don’t limit your challenges, challenge your limits.
Innanzitutto, mi sono chiesta come ne sarei uscita da un’esperienza così. Devo tenere presente che l’obiettivo primario di questo periodo dell’anno è la preparazione fisica: ci alleniamo tutti i giorni, spesso due volte al giorno, spesso pesantemente, e di certo non andrei in Alaska per un’allegra scampagnata tra tundra e orsi, bensì per un paio di settimane di lavoro. Tosto. In più Anchorage non è esattamente dietro l’angolo, a meno che 20 ore di volo con due scali lo sia per voi. Per me non lo è. In questo contesto, riposare e recuperare è importante tanto quanto allenarsi. Mi sono chiesta se sarebbe stato maggiore il guadagno in termini di preparazione fisica o la spossatezza in seguito ad un’esperienza così. Così, ho deciso di aggirare il problema: partire un giorno prima e rientrare un giorno dopo il periodo del camp, in modo da avere due giornate “cuscinetto” per recuperare le forze. Inoltre, il mio allenatore Pier ha modificato ad hoc il mio programma di allenamento, lasciandomi qualche giornata di lavoro leggero prima e dopo il viaggio.
Il secondo dubbio che ho avuto riguarda il fatto che abbia passato davvero un bel periodo con la mia squadra. Con la trasferta in Alaska, dovrò assentarmi da un paio di raduni in Italia. È sempre difficile lasciare le abitudini, i luoghi conosciuti e gli ambienti familiari. Soprattutto, è stato difficile decidere di assentarmi da qualcosa che ha funzionato: quest’esperienza, chiaramente, porterà qualche cambiamento nella mia preparazione, la quale durante la passata stagione un miglioramento l’ha portato. E assentarmi da qualcosa che funziona tuttora: al di là dei risultati, trovarsi in un team positivo, nel quale c’è della chimica, oltre che mera tolleranza, non è cosa da tutti i giorni. Ho deciso comunque di partire perché credo che le opportunità vadano colte, ma non parto perché in Italia, ed in particolare con la mia squadra, mi manchi qualcosa. Anzi, mi auguro che questa mia esperienza possa essere un valore aggiunto ed uno stimolo di crescita anche per le mie compagne.
Il terzo punto di domanda è stato lo scoglio economico. Non essendo sotto la copertura della federazione, le spese sono tutte a mio carico. E coprire un viaggio di questo genere, oltre alla permanenza lì, non è proprio una passeggiata per me. La prima settimana ad Anchorage sarò ospitata e mi saranno garantiti i servizi quali vitto, alloggio e trasporto gratuitamente. Mi sento grata e onorata per questo! Per le altre spese, voglio ringraziare di cuore i miei piccoli, ma grandi nel cuore, sponsor: Device F7, Sinergy Med, Alpstation Lavaredo (che molto probabilmente mi salverà dalle piogge del Nord..!). Ma in particolare voglio ringraziare due persone che hanno iniziato a sponsorizzarmi molto prima che io avessi l’età per firmare un contratto: mamma e papà. Se non fosse per loro (e il lato economico è il meno), probabilmente domani non sarei su quel volo diretto in Nord America. Grazie.
Ed eccomi qui, sul ciglio pronta a lanciarmi, pronta a mettermi alla prova e vivere un’esperienza che sento sarà importante per il mio futuro. Eccomi qui, pronta per l’
Alaska, north to the future.