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un frammento di avventura

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Da poco più di una settimana ho ripreso ad allenarmi in vista della nuova, importante stagione che mi aspetta. Ho iniziato la preparazione piena di energie e voglia di mettermi alla prova, un po’ perché sarà un anno olimpico e questa bellissima sfida mi riempie di entusiasmo, un po’ perché ho vissuto un’esperienza di viaggio alternativa ed emozionante.

Eh sì, perché dopo la fine della stagione agonistica ho preparato lo zaino e sono salita su un volo con destinazione Messico. Da lì tre settimane di avventura attraverso le bellezze di Yucatan e Chiapas. Non intendo qui raccontare il mio viaggio, ma soltanto condividerne un frammento, in quanto è stata un’esperienza che mi ha dato moltissimo a livello umano ed esistenziale. Durante il viaggio ho conosciuto una persona fantastica che, mentre stavamo seduti su una cascata, ha condiviso con me una storia legata ad un suo viaggio, insegnandomi a fare lo stesso e raccontando in terza persona…da qui l’idea di condividere un piccolo aneddoto della mia avventura…

Tulum. Sole caraibico, spiaggia bianchissima, suono delle onde che si infrangono, una musica di cumbia in lontananza, la brezza che reca un po’ di sollievo alla calura. La calura, appunto. V. decide di rinfrescarsi con un bagno nel mare cristallino e poi restare ad aspettare che sole e vento portino via le gocce d’acqua dalla pelle, assaporando la bellezza di quell’attimo ad occhi chiusi. Mentre se ne sta lì sul bagnasciuga compare accanto a lei un uomo e comincia a parlarle, un po’ in italiano, molto in spagnolo. L’uomo si chiama Angel, è messicano, ha dei lunghissimi capelli scuri con le punte chiare, bruciate dal sole e dall’acqua del mare, che porta sciolti sulle spalle e sulla schiena, ha profondi e sinceri occhi marroni. I messicani sono di buona favella e Angel non fa eccezione:comincia a parlare di sé, delle bellezze del Messico, della natura, dei Maya e di Dio. Mentre parlano camminano fino all’abitazione dell’uomo:Angel vive sugli scogli, vicino al mare in una semplice cabana nella quale dorme in amaca con i suoi due cani rannicchiati lì sotto. Si guadagna da vivere portando i turisti a fare snorkeling ed immersioni e arrotonda con i frutti delle sue mani : ciondoli fatti con conchiglie e pietruzze, acchiappasogni di corallo e piume, collane con denti di squalo. –Yo no creo que Dios existe. La naturaleza es Dios y diablo, la naturaleza es todo.-dice, e, davanti ad una statuetta maya comincia a raccontarne la storia. La statuetta è alta meno di un metroe rappresenta un piccolo uomo; veniva costruita dai Maya e gli veniva data la vita, affinché fosse il guardiano della natura. Il guardiano, però, andava nutrito e curato perché tendeva ad essere furbo e dispettoso. -Ci sono molte persone che l’hanno incontrato. Anche turisti che, rientrando la sera, se lo trovano davanti e si spaventano. Io non ho mai visto il guardiano, ma lo posso sentire dalla mia cabana mentre si muove qui intorno durante la notte!- Angel termina con qualche consiglio su cosa visitare durante il viaggio e poi lui e V. si salutano. V.prosegue il viaggio attraverso il Messico, vede moltissimi luoghi, conosce persone tra le più diverse e segue anche i consigli di Angel. Lungo la strada del ritorno V. si ferma a salutare Angel e a comprare qualche acchiappasogni. L’uomo l’accoglie con il consueto calore e discorrono del viaggio, delle meraviglie che porterà nel cuore tornando in Italia. Si salutano e, mentre si dicono Adios! a V. sembra di scorgere un lampo in fondo allo sguardo dell’uomo. Sì, un lampo furbo e dispettoso…

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