Ci mancava solo che una fuori di testa come me avesse la brillante idea di andarsene per 3 settimane di fila in quota…già sono selvaggia di mio,se ancora vado alla ricerca dell’eremitismo siamo a posto…e inoltre, ancora meno ossigeno al cervello…leggete di seguito, questi sono i risultati!!!;)
Il periodo in quota è un momento importante e particolare della preparazione autunnale, durante il quale cerchiamo di farci venire dei bei globuli rossi ciccioni e rotolanti e mettiamo un po’ più in crisi il nostro fisico…di modo che entri nell’ordine di idee di affrontare le fatiche della stagione invernale!
E così, per la prima settimana eccoci alla ricerca di un luogo in altura vicino a casa, vagliando tra malghe e rifugi vari!
Il mio periodo di quota comincia da un luogo molto wild…un bivacco sperduto in una stupenda cornice dolomitica, al quale siamo giunti dopo una ferrata e con gli ultimi baluardi di luce…in compenso la calda luce di una candela ci ha fatto compagnia durante la serata passata a leggere le testimonianze del libro di bivacco e immaginare le storie degli autori…al risveglio, la fioca luce del mattino non ci ha impedito di percepire la maestosità e autorità delle montagne intorno a noi e provare pace e rispetto per il luogo in cui muovevamo i nostri primi intorpiditi passi.
Il periodo continua con il Rifugio Rinfreddo, dalla stupendamente matta Olga…zaino buttato sul sedile posteriore dell’auto, 20 minuti di curve e all’arrivo solo il cielo inviolato e pieno di stelle intorno e dentro di me…quello sconfinato selvaggio nulla che è pieno di tutto. Bellissime le serate ad ascoltare le parole di Olga, le mattine riscaldate dal suo cappuccino superlativo, gli incontri particolari e l’energia che sempre mi trasmette questo luogo così familiare e intimo per me, che se chiudo gli occhi un attimo sono ancora la bimba che cammina con la sicurezza e l’intuito di un animale in questi boschi, che conosce per nome ogni mucca e sa qual’è il punto migliore per attraversare il torrente.
E poi:val Senales. Ma, dato che i 2000m di Kurzras non ci bastavano, abbiamo deciso di alloggiare ai 3200 dell’hotel Grawand. Gruppo ristretto di atleti, tranquillità, intenso allenamento e sole che ci ha baciati per tutto il periodo. Fantastico addormentarmi guardando le stelle dalla grande vetrata della mia stanza e svegliarmi quando le cime di fronte si coloravano appena del nuovo giorno…e non dimenticherò la passeggiata solitaria alla croce vicino all’hotel dell’ultima sera: un modo per salutare e ringraziare il luogo per averci ospitati!
E infine, come per concludere un ciclo, ultima notte in un altro bivacco dolomitico a 2246m. Quando mi trovo in questi luoghi così spartani e ricchi al tempo stesso, mi chiedo se è così speciale e intenso ciò che sento perchè nella vita ho tutto…oppure se davvero non serva molto per essere felici.
Certo, il periodo di quota, come ogni altro momento della preparazione, è un importante passo per quanto riguarda l’allenamento…ma porta inevitabilmente con se un universo di esperienze ed emozioni che sprigionano dai luoghi in cui viviamo, dalle persone con cui condividiamo, dagli incontri lungo il nostro percorso. E non può prescindere da questo universo, perchè questo universo si riflette dentro noi stessi per poi illuminare le nostre scelte, le nostre azioni e i nostri passi.