Il tempo vola e siamo, da ormai già tre mesi, entrati in una nuova stagione di preparazione.
È passato diverso tempo dal mio ultimo aggiornamento. Se da un lato è vero che sono stati mesi intensi e il tempo per attività extra è stato poco, è anche vero che mi sono presa una pausa per fare un po’ di ordine dentro me, definire nuovamente le priorità, rinfrescare i progetti. E in quella situazione di riassestamento e mutamento, non avevo la lucidità mentale per raccontare quello che stavo vivendo.
La mia priorità durante i mesi primaverili è stato lo studio. Ho preso la decisione che è finalmente giunto il momento di portare a termine il mio corso di studi ed ho investito, e sto tuttora investendo, molte energie in questo. Nonostante ciò, non mi sono fatta mancare una breve avventura alla scoperta di una bellissima isola delle Canarie, della quale ho ancora gli occhi pieni del vivido contrasto tra i colori sgargianti della vegetazione e la sabbia nera delle spiagge.
Durante la primavera sono anche iniziati gli impegni relativi alla nomina come rappresentante degli atleti dello sci di fondo presso la federazione internazionale. Con il mio collega, il finlandese Martti Jylhae, abbiamo partecipato al congresso della Fis e stiamo lavorando sodo per ricoprire al meglio questo ruolo.
Nel frattempo, la preparazione agonistica ha preso il via come ogni anno, portando con sé tante novità. Una nuova strutturazione della nazionale femminile, per me un nuovo gruppo di allenamento, una nuova sede, un nuovo allenatore. Ciò che non è cambiato è il sudore, la dedizione e la passione che metto giorno dopo giorno in tutto questo.
Come le passate stagioni, ho preso parte al Blinkfestivalen in Norvegia. Oltre ad essere stato un’ottima occasione di allenamento e confronto, si è rivelato ancora più significativo degli scorsi anni. Spendere il mio tempo con persone di una sensibilità non comune, partecipare ad eventi in aiuto di chi è meno fortunato e divertirmi con atleti internazionali è stato fonte di arricchimento e ispirazione.
Bene, ora mi guardo indietro e mi chiedo come abbiano fatto tutte queste cose, e molti altri progetti, ad entrare dentro la mia vita negli ultimi mesi. Come abbia fatto a conciliare la preparazione finale degli esami con tre settimane di carico. E ad ottenere buoni risultati. Come abbia fatto a lavorare sodo e a trovare il tempo da dedicare al divertimento.
E mi rispondo con il fatto che ho smesso di inseguire la perfezione. O almeno ci sto provando. Sto imparando ad essere paziente con me stessa. Ad accettare le giornate no, gli errori, le mie mancanze e le mie imperfezioni. E soprattutto sto imparando a non rimuginarci troppo sopra.
Non è un accontentarsi. Al contrario, è un prendere atto che siamo manchevoli e vulnerabili…ma anche infinitamente creativi, forti e sorprendenti.
E prendo atto che la perfezione non esiste. La perfezione non può andare d’accordo con il nostro stesso modo di vivere. Perché la perfezione è un punto fermo mentre le nostre vite sono un continuo divenire.