The only way out is through

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Decisamente non è stato un grande inizio. Certo non quello a cui ambivo, certo non quello che speravo.
Sono arrivata a Ruka per la prima tappa di Coppa del Mondo piena di entusiasmo. Probabilmente non nella migliore condizione di forma, ma forte di come avevo terminato la scorsa stagione e soprattutto forte del lavoro svolto durante il periodo di preparazione. Sicuramente sono scesa in pista agguerrita e con tanta voglia di mettermi in gioco.
La prima non è andata. Pazienza, ci sarà bisogno di qualche gara per rodare il motore. Ma durante il fine settimana successivo a Lillehammer e l’ultimo in Coppa Europa, le mie prestazioni sono andate calando progressivamente.

Oh no, cosa sta succedendo? Mesi di impegno, allenamento, disciplina, dedizione e poi le cose non vanno secondo i piani. Guardo allibita queste gare e sul mio viso si disegna un punto interrogativo. Cosa non è andato per il verso giusto? Dove ho sbagliato? Dove è stato il punto di flesso?
Vedo i miei obiettivi allontanarsi, mi sento già a rincorrere. È come se le cose diventassero acqua che mi scivola via dalle mani e non posso trattenerla.
Analizzo gli ultimi giorni, le ultime settimane, ma anche tutti questi mesi di lavoro. E non trovo risposta. Perché, tornassi indietro, farei ancora le stesse scelte. Perché credo nel lavoro che ho fatto. Perché credo nelle persone con cui collaboro, le mie compagne, il nostro allenatore, i tecnici.

In fondo, quanto sottile è la differenza tra giusto e sbagliato? È sufficiente un dettaglio per cambiare radicalmente l’esito delle cose.
Ed è per questo che sono sicura di trovarmi molto vicina al punto in cui voglio e so di poter essere. Come se la migliore e la peggiore prestazione corressero su binari estremamente ravvicinati, ma paralleli.
È per questo che, in accordo con Pier, il nostro allenatore, mi sto prendendo una pausa. Letteralmente, non sto facendo niente. Né sci, né palestra, nemmeno una corsa. Non lo nego: sciare mi manca, mi manca allenarmi, mi manca l’adrenalina delle gare. Ma crediamo che questa pausa mi serva per recuperare le energie fisiche e mentali e rientrare con il Tour de Ski.

Sono certa che da questo momento difficile mi porterò via moltissimi nuovi insegnamenti. E il primo è questo. C’è una frase che mi gira nella mente e va a pescare nei ricordi delle mie prime conoscenze in Coppa del Mondo:

The only way out is through

Ovvero: accetta il punto in cui ti trovi, anche se è estremamente lontano da ciò che vorresti. Non defilarti, non esimerti dal vivere le situazioni così come sono, non negare ciò che sei. Perché questo è l’unico modo per andare avanti.

 

*photo credit: Yacopo Carrara

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