dontforgettohavefun

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L’allenamento, la costanza, la professionalità sono aspetti dai quali non si può prescindere. Nella vita di atleta, come in tutte le professioni. Ma sono sufficienti?!? Non siamo macchine. Nel petto ci batte un cuore, che non risponde alle leggi della ragione. Un cuore che ha bisogno di essere nutrito di emozioni per farci stare bene. E per fare sì che mettiamo, appunto, cuore e passione nella vita di tutti i giorni. Per questo “don’t forget to have fun”. Ognuno a modo suo. Ognuno con il proprio personalissimo modo di vivere le emozioni, di divertirsi e ricaricarsi.

La natura è il mio.

Giovedì ero proprio stanca. Una di quelle giornate in cui, senza una ragione precisa, ci si sente affaticati e ci si potrebbe addormentare dovunque, con tanto di bava alla bocca in stile Homer Simpson. Ma, anche nel nostro campo, le concessioni sono poche, perciò allenamento come da programma: oggi bi-giornaliero. Quando esco dalla palestra, dopo il secondo allenamento, non mi sento più le braccia e devo avere uno sguardo piuttosto spento. Ma invece di avviarmi verso casa, c’è il mio amico Beppe che mi aspetta per un’uscita insieme: una corsa sul sentiero alle pendici delle Tre Cime di Lavaredo. Non posso rifiutare: le occasioni di trascorrere del tempo con gli amici non sono molte.
Saliamo in auto fino al rifugio Auronzo; chiacchiere e musica riempiono l’abitacolo. Un parcheggio veloce e Beppe è già partito di corsa sul sentiero che gira attorno alle Tre Cime, sgambettando con l’entusiasmo di un bambino. Io mi avvio in direzione opposta: gli andrò incontro passeggiando.
I primi passi non sono piacevoli: anche le mie gambe non sono in ottima forma, ma il sentiero, spianando, mi da una mano.
Senza quasi rendermene conto, raggiungo la prima forcella. E poco dopo la seconda. Da qui si apre una visuale mozzafiato sulle pareti Nord delle Tre Cime. C’è un vento forte che sibila e gli ultimi raggi di sole sono gelidi. Mi accoccolo riparata dal vento e aspetto di veder comparire la sagoma fluorescente di abbigliamento tecnico del mio amico. Seduta lì in silenzio mi rendo conto della bellezza di quello che ho intorno. Tutto è calma e perfezione. In piedi, pochi passi più in là, un altro alpinista, anche lui raccolto in silenzio meditativo. L’imbrunire avanza piano, impercettibile ma inesorabile e risale come un’edera le pareti delle montagne, le cui cime sono tinte di rosa.
Cosa puoi provare di fronte a tutto questo? D’improvviso mi sento estremamente piccola. Ed enormemente fortunata.
Ringrazio Giuseppe per avermi regalato questi momenti di solitudine. Questo spazio senza uno scopo, senza l’obiettivo dell’allenamento, senza cronometro, senza una meta. Semplicemente da vivere. Camminare finché ne ho voglia, fermarmi, stendermi sul terreno, sentire il vento tra i capelli e lasciarmi accecare dal sole rosso del tramonto. Solo per il fatto di essere lì. Per il fatto di sentirmi viva.
Perdo la cognizione del tempo. Beppe mi raggiunge e sempre correndo mi stacca. Io mi prendo ancora un attimo per me e rientro camminando, mentre alle mie spalle si spegne dietro alle vette l’incendio del tramonto.
Nel parcheggio mi aspetta l’auto già accesa, il sedile è caldo. Salto su e Beppe mi dice: ti brillano gli occhi. Io mi sento rinata.

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E qual’è il tuo modo preferito?

 

 

 

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